Riserva Naturale Speciale "Lago di Pergusa"
Presentazione
Il Lago di Pergusa è una Riserva Naturale Speciale, istituita con Legge Regionale n° 71 del 1995 al fine di “ …salvaguardare il bacino pergusino e le relative presenze floro-faunistiche, entro i confini previsti dal Piano regionale dei Parchi e delle Riserve…” ed affidata alla già Provincia Regionale di Enna, oggi Libero Consorzio Comunale di Enna. Esso è localizzato al centro della Sicilia, in provincia di Enna, a m 667 s.l.m., ha un perimetro di circa 4,5 chilometri e da sempre rappresenta un’area ed un biotopo di alto interesse sociale e naturalistico.
Sotto il profilo ornitologico, il lago è un’area nevralgica nella corrente migratoria di molte specie oltre che habitat ideale per lo svernamento e la nidificazione. E’ cinto dagli anni ’50 da un autodromo che ha isolato la fascia riparia dalle circostanti colline, causando in tal modo il depauperamento della zona ecotonale.
Unico lago endoreico (senza immissari né emissari) della Sicilia, è caratterizzato da ampie oscillazioni di livello, legate al regime pluviometrico ed all’evaporazione soprattutto estiva. E’ anche noto per le acque salmastre e per il “RED WATER” (l’arrossamento delle acque) che si manifesta, in determinate condizioni, per la presenza di solfobatteri fotosintetici anaerobi. L’importanza naturalistica della Riserva è stata confermata dall’individuazione come Zona di Protezione Speciale (ZPS) e Sito di Importanza Comunitaria (SIC): ITA060002, ai sensi delle Direttive CEE 79/409 e 92/43.
Per anni il Lago ha registrato un abbassamento del suo livello, connesso ad interventi antropici, tra cui l’emungimento dalle falde tramite pozzi pubblici e privati, che ne hanno impoverito l’acquifero fino alla sub-totale riduzione dello specchio d’acqua nell’estate 2002, accentuata anche da un pluriennale periodo siccitoso. Oggi, ridotto quasi totalmente l’emungimento e grazie a stagioni particolarmente piovose, il Lago presenta una significativa ripresa tendendo ad assumere una massa idrica più consona al mantenimento del delicato ecosistema.
L’esistenza del lago di Pergusa è dunque condizionata oltre che dall’impatto antropico anche dall’andamento climatico. Questa particolare sensibilità alle variazioni climatiche lo ha reso un sito chiave per gli studi paleovegetazionali e paleoambientali (paleo = fossili), da parte di ricercatori italiani e stranieri; infatti, nell’ambito di due progetti dell’Unione Europea sulla desertificazione nel bacino mediterraneo, sono stati effettuati a Pergusa campionamenti di sedimenti tramite carotaggio, sia nel 1994 che nel 2001. Secondo i risultati preliminari, il Lago ha più di 11.000 anni, analisi in atto ci porteranno all’età esatta.
Lo studio palinologico (dei pollini) dei sedimenti olocenici ha ricostruito la storia climatica del Lago, dal presente fino a 11.000 anni fa, con un picco di clima umido 9.000 anni fa, quando fitti boschi caducifogli, con querce dominanti, coprivano i dintorni del Lago stesso (erano anche presenti betulle, faggi e noccioli, tipici dei paesaggi di montagna).
A partire da 7200 anni fa i boschi si sono diradati ed è iniziata una lenta, ma inesorabile, tendenza verso l’aridificazione, che ha portato, circa 3000 anni fa, all’instaurarsi di una vegetazione a querce caducifoglie e sempreverdi, con presenza di ulivi molto abbondanti. E’ difficile stabilire il momento d’inizio della presenza umana nella zona perilacustre; sembra infatti azzardato collegare l’inizio neolitico della presenza dell’Ulivo con la domesticazione di tale pianta.
L’impatto umano sulla vegetazione comincia ad essere evidente solo fin dall’età del Bronzo ed è indiscusso da circa 2800 anni fa, quando cereali, viti, leguminose ed alcune piante sinantropiche (legate all’azione dell’uomo) accompagnano un aumento dell’Ulivo.
Dalle considerazioni personali di G. M. Amato, circa 2.400 anni fa il declino della presenza dell’Ulivo, coincidente con la riduzione di querce sempreverdi, sembra coincidere con l’epoca della presunta distruzione, imputabile ad un probabile evento bellico, dell’antico centro abitato di Cozzo Matrice, una delle alture del bacino. Il villaggio di questo sito archeologico (De Miro et al., 1983), presente sin dalla preistoria, è finora anonimo ed ha subìto una forte ellenizzazione negli ultimi due secoli della sua storia; successivamente rimase utilizzata solo la sua area sacra, dedicata alle divinità Ktonie.